VOCAZIONE



                                                                


In un cammino di discernimento vocazionale la prima questione da risolvere è capire fino a che punto siamo disposti a mettere Dio, il vero Re, al centro della nostra esistenza. Un vecchio saggio racconta che : Un potente sovrano viaggiava .... nel deserto seguito da una lunga carovana che trasportava il suo favoloso tesoro di oro e pietre preziose. A metà del cammino, sfinito dall’infuocato sole, un cammello della carovana crollò boccheggiante e non si rialzò più. Il forziere che trasportava rotolò per i fianchi della duna, si sfasciò e sparse tutto il suo contenuto, perle e pietre preziose, nella sabbia. Il principe non voleva rallentare la marcia, anche perché non aveva altri forzieri e i cammelli erano già sovraccarichi. Con un gesto tra il dispiaciuto e il generoso invitò i suoi paggi e i suoi scudieri a tenersi le pietre preziose che riuscivano a raccogliere e portare con sé. Mentre i giovani si buttavano avidamente sul ricco bottino e frugavano affannosamente nella sabbia, il principe continuò il suo viaggio nel deserto. Si accorse però che qualcuno continuava a camminare dietro di lui. Si voltò e vide che era uno dei suoi paggi, che lo seguiva ansimante e sudato. «E tu – gli chiese il principe –, non ti sei fermato a raccogliere niente?». Il giovane diede una risposta piena di dignità e di fierezza: «Io seguo il mio re».

 E noi, chi seguiamo? Quali sono i nostri tesori???

Sentirsi amati, sentirsi chiamati. Ti dà una gioia intima e profonda. Eppure ci sono momenti in cui la vicinanza di Gesù, la sua parola, la sua chiamata ti fanno paura. Perché vuole questo da me? Non è possibile, mi chiede troppo, non sono disposto a tanto… Sembra tutto così esigente, così assurdo.

E non è che Gesù, vedendo la nostra esitazione, si mostri più accondiscendente, facendo degli sconti alle sue esigenze. Ricordiamo bene la sua reazione il giorno in cui alcuni discepoli cominciarono ad abbandonarlo perché le sue parole erano troppo "dure". Non ritrattò nessuna delle sue parole e non cercò neppure di spiegarsi nel timore di perdere altri amici. Si rivolse invece agli apostoli e domandò se anche loro volevano andarsene come già tanti stavano facendo. Gesù è provocatorio: "Volete andarvene anche voi?". Avrebbe potuto addolcire quelle parole dure, spiegarsi meglio… L'amore non ha bisogno di spiegazioni. Per questo Pietro, a nome anche degli altri, rispose: "Da chi andremo, Signore, tu solo hai parole di vita eterna". Pietro probabilmente allora non aveva capito, così come non avevano capito gli altri. Eppure si è fidato di Gesù. Nelle oscure parole del Maestro, incomprensibili alla sua piccolezza di uomo, ha saputo riconoscere la sapienza di Dio che sorpassa ogni intelligenza umana.

Anch'io, quando ho l'impressione che Dio mi stia chiedendo qualcosa che mi pare incomprensibile, qualcosa che mi sembra vada al di là delle mie forze, quando la sua Parola mi fa male perché sconvolge i miei piani e mi strappa dal mio quieto vivere sento che, come Pietro, devo fidarmi del Maestro, anche se non comprendo appieno.

Ma se la paura prende il sopravvento perché non mi fido più di Dio, non credo sufficientemente al suo amore, non voglio lasciarmi scomodare, allora scatta un meccanismo di difesa. Cerco tutti i modi possibili per distrarmi e non ascoltare la sua voce. Oppure faccio finta di non sentire, di non capire, nascondendomi magari dietro mille iniziative e cose da fare.



Una tentazione forte è appunto quella della distrazione. Basta con il Vangelo, con una vita troppo impegnata: è rischioso! Così qualcuno tenta disperatamente di stordirsi.. Allenta con il gruppo cristiano di riferimento. Cerca di divertirsi. Oppure si butta a capofitto nello studio o nel lavoro. Fa di tutto insomma per non rientrare in sé, per non raccogliersi, per non fermarsi ad ascoltare il Vangelo, per non pregare, per non essere più fedele agli incontri con quella suora, con quel sacerdote, con quella comunità, con gli amici cristiani, perché sa che dentro di lui si farebbe sentire una "voce" esigente che lo chiama ad una vita diversa.

Un'altra tentazione, che all'apparenza sembra tutt'altro che tale, è quella che porta a cercare dei surrogati. Se ad esempio avverto l'attrazione alla vita sacerdotale o alla consacrazione cerco di buttarmi in attività buone, di donazione, come il volontariato, l'insegnamento del catechismo… Ma queste attività le faccio per far tacere la coscienza. È come se dicessi, in maniera più o meno velata: Vedi che ho già trovato un modo per spendere bene la mia vita? Che altro vuoi da me, non basta così? Adesso sono a posto, non c'è bisogno di altro! Anche questo è un modo per far tacere la voce e fuggire da lui.

Davanti a queste "tentazioni" penso che un primo atteggiamento di reale disponibilità alla chiamata sia la sincerità. Quando Dio si manifesta non possiamo far finta di non capire. Non possiamo intorpidire le acque della nostra coscienza. Occorre franchezza e limpidezza interiore. Potrai anche dire di no a quanto Dio ti chiede, ma prima sii sincero, non mascherare la sua voce e la tua paura con menzogne più o meno nobili. Questo non vale solo per la scelta dello stato di vita. È una legge del tuo cammino con Dio, preliminare al compimento della sua volontà. Egli avrà sempre qualcosa da comunicarti, avrà sempre da indicarti le tappe del tuo viaggio verso di lui. Bisognerà essere allenati ad ascoltare con sincerità la sua voce, qualunque cosa egli ci chieda. Questo è solo il primo passo. Ne rimane un altro altrettanto impegnativo e decisivo. Non basta essere sinceri e cogliere la sua chiamata. Occorre anche tanta generosità. Se Dio ti chiede qualcosa digli subito di sì. Non stare lì a calcolare se ti conviene o meno, se ci rimetti o se ci guadagni. Rispondigli dandoti totalmente, incondizionatamente, con generosità, appunto!

Totalmente. Metti a sua disposizione tutto quanto hai: il tuo cuore, la giovinezza, le forze, l'intelligenza, tutte le tue capacità… Non giocare al risparmio con Dio. Incondizionatamente. Non mercanteggiare con Dio. Non mettergli delle condizioni per l'adempimento di ciò che ti chiede. E se ti chiede un impegno per tutta la vita abbi, ancora una volta, l'ardire di dirgli di sì, per sempre: l'amore vero non conosce limiti di tempo. Occorre la magnanimità, un'altra parola che forse suona superata, ma che nella sua etimologia indica un cuore grande, capace di tutto.
Certo, ci vuole coraggio per dire sì a Dio. Attorno a noi oggi tutto sembra congiurare contro ideali grandi, decisioni impegnative. Eppure il Vangelo è ancora davanti a noi che sfida i giovani di oggi come quelli di ieri ed apre gli orizzonti di una vita autenticamente cristiana, spalancata sull'immensità di Dio e dell'intera umanità


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